Asmara, 1 luglio 2004

 

La Mostra dedicata agli Ascari Eritrei

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Questo è uno dei pannelli esposti all’entrata della Casa degli Italiani ad Asmara il 9 settembre scorso in occasione della inagurazione della Mostra dedicata agli Ascari ideata e voluta dall’amico Luigi Ramponi, generale in pensione e attualmente eletto al Parlamento e Presidente della Commissione Difesa della Camera.

Il pannello ritrae le famose “Penne di Falco”, un corpo scelto di Ascari a cavallo noto per il valore e l’abnegazione.

La Mostra “L’Epopea degli Ascari Eritrei” ha avuto un seguito il 16 settembre a Roma in occasione di una manifestazione per la sua inaugurazione presso il “Vittoriano”, mostra che rimarrà aperta fino al 10 ottobre.

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Pippo Cinnirella da Asmara ci ha inviato un commento e una cronaca della Manifestazione. Eccoli!

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Sotto l’Alto Patronato del Ministro degli Affari Esteri dott. Franco Frattini e del Ministero degli Affari Esteri dello Stato dell’Eritrea dott. Alì Said Abdalla, l’Ambasciatore d’Italia Emanuele Pignatelli e l’Onorevole Luigi Ramponi, presidente del “Centro Studi Difesa e Sicurezza”, hanno inaugurato, alla Casa degli Italiani di Asmara, il 1 luglio, la Mostra.

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Asmara - Entrata alla Mostra  alla Casa degli Italiani - Manichino che

rappresenta un Ascaro. (Foto di P.Protasio)

 

Il proverbio che dice “il tempo viene per chi lo sa aspettare” è sempre valido, ma solo ad uno sparuto gruppo di Ascari, ultra ottantenni, è stato concesso questo giorno. Era ora che l’Italia riesumasse l’epopea dei soldati più validi e fedeli di tutti i popoli soggetti al colonialismo.

 

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Asmara - Mostra degli Ascari -  Uno dei corridoi dell’esposizione sugli ascari:

c’è quanto di più bello si è potuto raccogliere. (Foto Padre Protasio)

 

L’incarico è stato svolto dal prof. Ascanio Guerriero.

Alle sei del pomeriggio nel cortile della Casa, il Generale Luigi Ramponi, ideatore e l’onnipresente Ministro per gli italiani nel mondo Mirko Tremaglia, con appropriate parole hanno ufficialmente aperto la cerimonia; il Ministro della difesa, S.E. Sebath Efrem, dietro invito, è salito sul palco ringraziando e rimarcando che l’Italia ha tradito il popolo eritreo “dimenticandolo” nei lunghi anni della guerriglia.

Sono stati eseguiti gli inni nazionali eritreo e italiano.

Presenziavano la signora Laura Pignatelli, la signora Italia Tremaglia, la dott. Emma Gori, asmarina di nascita, direttrice della Cooperazione italiana in Eritrea, i ministri eritrei H.E. Woldai Futur, H.E. Abraha Asfaha, H.E. Sabath Efrem, H.E. Ghiorghish Teclemicael, Mr. Yemane Ghebremeskel, Mag. Gen. Omar Hessen Tawil, Mag. Gen. TkleHabresillasie, Brig. Gen. Kesseteberhan Ghebrehiwot, Col. Berhane Wodi Wunesc, Mr. Amanuel Sabalc, I Min. Plen. Paolo Casari e Sandro Saggia, il Prefetto Raffaele Guerriero, il Gen. Giuseppe Cordova, il Col. Roberto Saltalamacchia, il Col. Paolo Girlando, l’Esarca Mons. Zacharias Yohannes, Fr. Ezio Tonini. Uno stuolo di giornalisti e della TV italiana ed eritrea, personale dell’Ambasciata d’Italia, il Presidente della Casa sig. Gianni Silla, consiglieri e un ristretto numero di invitati.

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Alcuni vecchi ascari presenti alla mostra alla Casa degli Italiani.

(Foto di Padre Protasio)

 

La signora Eugenia Matteucci Ramponi e il sindaco di Asmara H.E. Semere Russom, hanno tagliato il nastro e quindi ha fatto la visita dei presenti all’esposizione; nel tardo pomeriggio l’incontro si è concluso con un rinfresco.

La sera, a Villa Roma, la signora Laura e il dott. Emanuele Pignatelli, hanno offerto un pranzo per l’occasione, nel bellissimo salone di quella che era stata la Villa Vicereale, attorno ad una dozzina di tavoli tondi elegantemente apparecchiati. Ottimo il menù, brindisi all’Italia e all’Eritrea.

La mattinata era iniziata alle ore 9 con la deposizione di una corona di fiori al cimitero militare eritreo.

Il Ministro Mirko Tremaglia e l’Onorevole Luigi Ramponi (quest’ultimo ex asmarino avendo trascorso la giovinezza in Eritrea n.d.d.), sono stati accolti da un picchetto d’onore di militari eritrei, accanto alla stele due carabinieri in alta uniforme, al suono del silenzio il raccoglimento dei presenti. Subito dopo, nel contiguo cimitero, si è svolta analoga cerimonia sotto la croce e le due bandiere che dominano la zona dei soldati italiani caduti in Eritrea. La visita alla tomba del padre del Ministro Tremaglia, dove era stata deposta una corona di fiori da parte del Presidente Isaias Afeworchi.

Di dovere un minuto di raccoglimento sulla tomba della medaglia d’oro Mario Visintini, che tutti gli ex asmarini ricordano, le sue battaglie aeree nei cieli dell’Eritrea, la sua morte contro la montagna del Bizen e il funerale onorato dagli inglesi con un lancio di fiori al valoroso avversario.

Alle undici, nella sala del cinema Santa Cecilia, il Ministro Tremaglia, l’ambasciatore Pignatelli e i ministri plenipotenziari hanno illustrato quanto il Ministero per gli italiani nel mondo sta facendo; sono stati poi toccati problemi interessanti la comunità italiana qui residente; risposte adeguate alle richieste degli interessati. La platea era gremita. Simpatica la battuta del Ministro: “il mio è un ministero senza portafoglio”. Qui habet aures audiendi audiat.

Il giorno dopo, in elicottero la visita a Cheren al Cimitero degli Eroi. Alle undici l’udienza al Dem Dem da parte del Presidente Isaias Afeworchi, un amichevole incontro. Alle 13 a Villa Roma, l’infaticabile signora Laura ha offerto un buffet, il marito dott. Pignatelli gli aperitivi. Alle quindici la partenza sull’aereo militare della delegazione guidata dall’Ambasciatore.

La Mostra è stata valida; purtroppo i locali della Casa degli Italiani insufficienti. Del materiale non è stato esposto, ci sarebbe voluto più spazio, più pubblicità, più didascalie particolareggiate, più riferimenti storici e più attenzione nelle traduzioni dall’italiano al tigrino ed evitare riduzioni e applicazione di scritte per non far passare il ritratto del Toselli per quello di Baldissera. L’ideale sarebbe stato realizzarla durante il Festival dell’Eritrea all’Expo dove giungono visitatori da tutto il paese ed eritrei dall’estero, soprattutto giovani che, di questa breve ma immensa e valida epoca dei bisnonni, ne sanno molto poco. La mostra degli ascari si è chiusa il 17 luglio. Una settimana dopo si è aperta a Sawa il Festival per i militari sotto le armi e la partecipazione dei familiari dei coscritti.

Nei 119 anni della storia di queste terre, come Eritrea, gli ascari non sono una modesta pagina, ma rappresentano un punto basilare e di riferimento fondamentale. (É il passato, un passato che ha contribuito in maniera determinante a creare negli eritrei una coscienza nazionale: e questo lo si deve in grande parte agli ascari. n.d.d.). É il passato e se non si guarda a queste fondamenta non si può erigere correttamente l’edificio del futuro.

Nel registro dei visitatori, 40 le pagine scritte, oltre 200 i commenti, in maggioranza positivi. Mi ha colpito una pagina scritta in pessimo inglese con titolo di “neo colonialismo”, questo signore conosce così male la storia del paese, come il suo inglese. Se avesse lasciato il suo commento in tigrino forse sarebbe stato capito. Quando si danno giudizi negativi si dovrebbe firmare in modo chiaro e non con uno scarabocchio.

Sarebbe stato interessante trascrivere i commenti dei visitatori, ma praticamente è stato impossibile fermarsi a lungo presso il registro, dato il continuo avvicendarsi dei visitatori interessati a lasciare un commento. Così a caso trascrivo alcuni tradotti dal tigrino:

Aemsegheb Berehe: “Questo ricorda alle nuove generazioni i nostri nonni, i nostri padri che per l’interesse dell’Italia pagando un prezzo grosso in vari fronti. Grazie a loro e al loro coraggio oggi il Governo d’Italia quale aiuto morale e finanziario ci ha dato? I giovani eritrei chiedono al Governo dell’Eritrea e ai bianchi e ai neri se c’è un prezzo sufficiente per la costruzione del paese che non intralci il nostro progresso, non vogliamo altro. Questa mostra ci ricorda che abbiamo passato momenti difficili.”

Teclé Mariam Tekeste: “Mostra bellissima, si doveva fare molto tempo prima; vorrei più spiegazioni. E sarebbe stata una cosa valida se ai giovani eritrei si insegnava come organizzare e fare una mostra. Rafforzando così i nostri rapporti.”

Ghebressellasié Arayà Teclemichael. Questa mostra preparata dal Governo e dell’Ambasciata italiana fa ricordare il confine che si chiamava Mareb Mellasc e poi si chiamò paese dell’Eritrea; pochi fortunati ancora in vita hanno visto questi eroi italiani ed eritrei che con il coraggio hanno vinto dando costumi e cultura che noi abbiamo ereditato e hanno lasciato grandi ricordi di combattenti che erano i nostri nonni e padri che hanno vinto in Etiopia, in Libia, in Somalia con gli italiani. Chiedo gentilmente al governo e all’Ambasciata italiana le fotografie di mio padre Muntaz Arayà Teclemichael e di mio nonno Teclemichael Debrai. Bene, questa è la prima facciata della bella storia, apritela.”

Yemané: “una bella Mostra però sarebbe stato necessario che qualcuno spiegasse chi conosceva la storia, preferibilmente una persona anziana. Abbiamo visto gli Ascari in Libia ed è una grande soddisfazione. Vorrei sapere se ci sono stati ascari che sono andati in Somalia o in altri paesi. Spero che nella prossima mostra si viene a sapere anche questo. Vorrei sapere se i forti hanno avuto sempre gli stessi nomi. I Fiat 634 a cosa erano adibiti? Spero che nella prossima mostra ci sarà anche questo materiale.

Zerit Woldebrain: “Bella mostra; mancano spiegazioni chiare anche se brevi, perché ogni fotografia ha un fine e una storia.

Mostra intelligente, toccante emozionante nei miei ricordi di bimbo, i racconti del nonno Ottorino Bontuci che qui ha combattuto a fianco degli epici Ascari eritrei nel 35/36 e nel 40/41. Grazie per questi meravigliosi racconti. Paolo Policante (Montecchio-VI).

Bein Sium loda la mostra dei padri eritrei però desidererebbe una rivista con dettagli, perché quello che si vede è una piccola parte.

La maggioranza degli autori delle note mette in risalto la misera della pensione che viene data agli Ascari ed è vero.

Termino facendo eco a quanto hanno scritto tanti visitatori vorrebbero che la Mostra fosse ripetuta corretta ed ampliata con un catalogo illustrativo con notizie ed episodi Eritrea ed Italia il cordone ombelicale vi ha sempre uniti, si sarà assottigliato a causa di eventi ed uomini, ma non si è mai spezzato: Italia, tu hai riunito le etnie di queste terre, hai dato un nuovo nome, hai creato una Nazione: Eritrea. Pace e concordia hanno avuto le genti per sessanta anni. Italiani ed Eritrei sono stati protagonisti nel bene e nel male. Gli italiani sono stati espulsi dall’Etiopia nel 1895, gli eritrei cent’anni dopo. Gli italiani hanno lottato nell’800 per l’indipendenza, gli eritrei alla fine del novecento, emigrati nel mondo gli uni e gli altri. Nella parlata della gente di qui ci sono tanti vocaboli “tigrinizzati”, ci sono gli spaghetti, la pizza, la pasta al forno mescolati alla cucina locale. Le tante insegne in italiano ripristinate alla liberazione di Asmara dalle autorità. C’è una via Bologna e una via Comboni come a Roma c’è via Asmara e e v.le Eritrea e forse un giorno anche qui ci sarà una via Italia e una via Roma. Il salam e il ciao vanno a braccetto, qual è il più usato? E gli aiuti che oggi l’Italia da all’Eritrea ed altro ancora allungherebbe questo mio scritto motivando il signor Direttore a non pubblicarmi. Ma per l’inaspettata 1’ Mostra degli Ascari in Asmara, “s’ha da trovare” lo spazio.

Pippo Cinnirella

(Mai Taclì N. 5-2004)