In margine alla

Mostra sugli Ascari

Ho visitato l’interessante Mostra sugli Ascari organizzata a Roma, ma non voglio parlare di questo, seppur molto tardivo, riconoscimento alle nostre truppe coloniali anche se devo fare un appunto: mancava un pannello con l’elenco delle numerosissime decorazioni che gli Ascari si meritarono per l’indiscutibile coraggio che, assai spesso, si trasformò in vero e proprio eroismo.

La mostra mi è servita di spunto per una riflessione: come mai nessun uomo di cultura (magari eritreo) si è dedicato alla stesura di un testo che racconti la genesi e l’evoluzione di quello che oggi è lo Stato indipendente dell’Eritrea?

Oggi gli eritrei delle nuove generazioni - che molto si sono stupiti davanti alla mostra - non sanno che se l’Italia non avesse stabilito dei confini, tramite trattati e molte battaglie, confini poi riconosciuti in ambito internazionale, per delimitare quel territorio poi denominato Eritrea proprio dagli stessi italiani, loro non avrebbero avuto alcun diritto a reclamare e a combattere per uno Stato inesistente.

Senza l’intervento italiano, e non voglio star qui a discutere se giusto o meno, quel territorio sarebbe rimasto diviso tra clan tribali, piccoli sceicchi, potenze coloniali - Turchia e Egitto - che ne occupavano in parte la zona costiera e ras etiopici che occupavano l’altopiano... e l’Etiopia di Hailé Sellassie avrebbe avuto buon gioco nel dichiararlo parte integrante del suo impero.

La presenza italiana e l’esistenza di confini definiti, fu anche il motivo dell’intervento dell’ONU che riconobbe l’ESISTENZA dell’Eritrea decidendo per una federazione con l’Etiopia.

Perciò, a parte ogni discussione sull’epoca colonialista, sarebbe opportuno che le recenti generazioni di eritrei sapessero che prima della loro battaglia per l’indipendenza, i loro nonni si batterono con coraggio per gettare le basi di quella che, da allora in poi, è conosciuta come Eritrea.

Angra

(Mai Taclì N. 6-2004)