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Curiosità
I TERRENI COLTIVABILI IN COLONIA
Premessa.Visto che moltissimi giornalisti, scrittrici, scrittori e storici(sic). si sono cimentati nello screditare il nostro operato in colonia, accusandoci di aver tolto le terre alle popolazioni indigene con espropri e violenze, di seguito, brevemente, riporto come veniva regolata la distribuzione delle terre ai coloni italiani ( una scrittrice li definì: straccioni ed ignoranti).
Fondata la colonia Eritrea si diede inizio agli studi per lo sfruttamento agricolo e mettere in valore le terre dei nostri possedimenti .
Si definirono le principali opere idrauliche di difesa da eseguirsi e la costruzione di bacini per la raccolta delle acque piovane, il tutto in considerazione alle condizioni meteorologiche e idrografiche dell’Eritrea.
Agli studiosi chiamati a definire le leggi e le regole da dare alla colonizzazione agricola fin da subito fu evidente che vi erano enormi difficoltà da superare derivanti dalle numerose popolazioni indigene di razze ben distinte abitanti la colonia.
Si presero in esame le esperienze e le leggi delle altre nazioni colonizzatrici, vennero studiati gli ordinamenti francesi, olandesi e britannici, ma tutti prevedevano l’espropriazione forzata delle proprietà indigene. Tali sistemi, assai lontani dalla nostra mentalità e spirito coloniale, vennero da subito abbandonati e, si decise di seguire le tradizioni locali che regolavano la proprietà terriera, senza trascurare i diritti che i popoli eritrei avevano acquisito sopra le terre da essi coltivate. Vi erano poi i diritti di pascolo da rispettare e i diritti consuetudinari.
CAMPI D'ORZO AL SEMBEL
Altro importante punto da tener in considerazione del regime terriero fu la naturale spartizione del territorio in vigore da secoli tra la comunità musulmana e la cristiano-abissina. La linea di divisione di queste due grandi regioni, ben distinte tra loro demarcava la prima e partendo da Massaua si dirigeva ad ovest, quindi comprendeva: Ghinda, Kesseret, Maldi, Elaberet, Cheren sino ad Adarte’. Altrove vi erano applicati i diritti di stripe. Mentre a nord la proprietà era vaga ed incerta.
La seconda regione, Mareb-Mellasc , ove vi era la proprietà collettiva e tradizionale dei villaggi, quindi la cosiddetta proprietà comunale degli “Addi “( villaggi) ,retta da norme fisse. I terreni erano divisi tra i singoli villaggi o tra gruppi di famiglie . In questa zona del sud, le norme erano dettate dalla consuetudine derivante da regole applicate in Abissinia-Etiopia, appunto dal Fethà Neghest che regola il diritto canonico, il diritto civile e penale . Qui, nella zona che costituiva la regione abissina dell’Eritrea le forme che regolavano la proprietà agraria erano nove. Il governo italiano della colonia decise di rispettare gli ordinamenti locali e quindi le terre date ai nostri agricoltori venivano assegnate secondo il criterio locale. Ora, per dare un’idea di tali consuetudini, vedremo intanto tre delle nove modalità di assegnamento:
1- Medri-dasa, (terra libera). Su queste terre possono liberamente coltivare i componenti del villaggio o gli estranei previa autorizzazione degli anziani.
2- Medri-scefa’, (terra da dividere). Terra che viene periodicamente divisa tra le famiglie del villaggio. Ilperiodo d’uso e’di circa 7 anni.
3- Medri-resti, (terra da ereditare). E’ la terra comunale che in un dato momento e/o di buon accordo tra i componenti la collettività era divisa permanentemente con facoltà di trasmissione.
Questa forma di proprietà era molto vicina a quella personale.
il Commissariato dell'Hamasien
A controllo di quanto detto sopra, venne istituito il Commissariato dell’Hamasien che disponeva di personale tecnico –topografi – per la definizione dei confini ed una sua guardia per il rispetto delle leggi sui terreni agricoli. (continua)
Cesare Topoi
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